Cani e multe in arrivo? La decisione che fa tremare migliaia di proprietari

Il Consorzio dei Comuni blocca la proposta Walcher sulla tassa per i proprietari di cani, giudicata priva di logica ed efficacia

La vicenda era partita come un tentativo di porre ordine all’annoso problema delle deiezioni canine abbandonate in strada. Un tema di convivenza urbana che in Alto Adige torna ciclicamente sul tavolo della politica. Questa volta, però, la proposta dell’assessore provinciale Luis Walcher, avanzata dal presidente del Consorzio dei Comuni Dominik Oberstaller, si è fermata prima ancora di decollare.

La misura prevedeva una tassa sui cani, destinata a finanziare il controllo dell’abbandono dei rifiuti animali e incentivare la profilazione del Dna degli animali domestici. La nuova bozza doveva correggere il fallimento della prima legge, firmata dall’ex assessore Arnold Schuler, che non aveva raggiunto l’obiettivo atteso. Ma venerdì è arrivato un no unanime dai sindaci: «La proposta, così com’è, non ha senso». E ora bisogna ripartire da zero, con una norma più chiara e applicabile.

Il problema economico: esenzioni totali e nessuna entrata per i Comuni

La bozza Walcher, riscritta dopo la legge Schuler, introdurrebbe due prelievi: 100 euro l’anno per ogni cane dei residenti e 1,50 euro al giorno per i cani portati dai turisti. Ma il nodo critico, quello che ha fatto saltare tutto, riguarda l’esenzione prevista per chi registra il proprio cane con il Dna. In pratica, spiega Oberstaller, «una tassa dalla quale alla fine tutti sarebbero esentati non ha alcuna logica».

Chi possiede un cane, infatti, farebbe un semplice calcolo: perché pagare 100 euro l’anno se con 70 euro del test genomico si ottiene l’esenzione a vita? Il risultato, come osservano i Comuni, sarebbe un carico amministrativo enorme, senza il ritorno economico necessario a sostenere il sistema. Nessuna entrata fiscale stabile significherebbe dover gestire controlli, archiviazioni e procedure burocratiche… praticamente gratis.

Cani e tasse
Cosa accadrà ora-irispress.it

Il vicesindaco di Bolzano, Stephan Konder, riassume con una battuta amara la situazione: «Questa proposta non è né carne né pesce». Anche perché, aggiunge, «quasi il 40% dei proprietari ha già fatto il test del Dna», aderendo alla normativa precedente. Eppure la legge Schuler non ha funzionato come deterrente: su 30.000 cani registrati in Alto Adige, soltanto 12.000 hanno completato la profilazione. Insufficiente per rendere efficace l’individuazione dei padroni che non raccolgono le feci in strada.

Gli amministratori locali si dicono stanchi di rincorrere “una quadra” che non arriva. La burocrazia qui sembra ingarbugliarsi da sola, e lo scopo finale appare sempre più distante: ridurre un fenomeno di maleducazione diffusa, oggi semplice eppure costoso da controllare.

La divisione politica: controlli impossibili e animali non come beni di lusso

Sul piano politico, la bocciatura mette in luce una frattura. L’assessora comunale di Bolzano Patrizia Brillo ha definito la proposta «peggio dell’originale» e inapplicabile: «Gli animali non sono un bene di lusso, per tanti anziani sono una compagnia necessaria». Il rischio, dice, è trasformare il possesso di un cane in un peso economico punitivo verso chi già si prende cura dell’animale.

Brillo pone anche un’altra domanda concreta: chi dovrebbe materialmente raccogliere e analizzare i campioni lasciati a terra? I vigili urbani? Nuove assunzioni? La complessità dei controlli è stata uno dei motivi del flop della prima legge, che prevedeva multe da 200 a 1.000 euro per chi non si registrava entro i termini.

Prova a trovare un equilibrio l’assessore provinciale Christian Bianchi, che immagina un modello diverso: introdurre la tassa solo per chi non ha ancora fatto il test Dna, trasformando la sanzione in un’imposta più proporzionata. Bianchi propone un ultimatum: lasciare tempo fino al 2026 per la profilazione, poi far scattare la tassa dal 2027, esclusivamente per chi deciderà di non adeguarsi. Ma anche questa idea, venerdì, è stata bocciata insieme al resto.

Ora Walcher deve riscrivere la norma, ancora una volta. Il Consorzio dei Comuni lo ha invitato a una soluzione «più creativa e concreta», entro la fine dell’anno. Se non si trova un accordo, dal 1° gennaio 2026 torneranno operative le multe previste dalla vecchia legge. Una corsa contro il tempo, tra cavilli e divergenze politiche, con una sola certezza: la questione non può essere ignorata, perché il problema resta tutto lì, a terra. E puzza.