Bollo e superbollo 2026: l’annuncio che nessuno si aspettava (e non piacerà a molti)

Regole più rigide, calendario diverso e conferma dell’addizionale sulle auto potenti: cosa sapere davvero per non sbagliare

Milano, 29 ottobre 2025. Il quadro della tassazione automobilistica italiana si prepara a un cambio di impostazione, con nuove modalità di pagamento del bollo auto per i veicoli immatricolati dal 1 gennaio 2026. La riforma, sancita dal Governo e attesa dal settore, ridefinisce scadenze e modalità operative, lasciando però intatti i criteri che determinano l’importo della tassa e, soprattutto, confermando la presenza del superbollo.

Un dettaglio non irrilevante, visto che, negli ultimi anni, le dichiarazioni politiche sembravano indicare una direzione opposta. La promessa di revisione, pronunciata la scorsa primavera dal ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini all’Automotive Dealer Day, aveva alimentato aspettative in molti automobilisti e operatori del mercato.

Eppure la misura resta intatta, una scelta che continua a generare dibattito tra chi intravede un freno al segmento delle auto ad alte prestazioni e chi considera l’addizionale una fonte fiscale stabile, seppur contenuta.

Nuovo calendario di pagamento e stop ai versamenti frazionati

Il cuore della riforma riguarda la gestione pratica del pagamento. Per le vetture immatricolate dal 2026, la scadenza del bollo seguirà una logica più intuitiva. Al momento dell’acquisto, il proprietario dovrà versare la prima annualità entro l’ultimo giorno del mese successivo all’immatricolazione. Da quel momento in poi, il rinnovo avverrà ogni anno entro la fine dello stesso mese.

Un esempio chiarisce il nuovo meccanismo: un’auto immatricolata il 2 maggio 2026 richiederà il saldo entro il 30 giugno; negli anni successivi la scadenza cadrà sempre a fine maggio. È un sistema già noto in alcune regioni italiane, come la Lombardia, ora adottato a livello nazionale per semplificare le scadenze e ridurre gli errori di pagamento.

Bollo e superbollo
Cosa cambia e quali aumenti-irispress.it

La riforma introduce anche un cambiamento concreto sul piano economico. Non sarà più possibile ricorrere al frazionamento del pagamento, modalità che in passato consentiva di dilazionare la spesa in più tranche. Un’opzione che molti consideravano utile, soprattutto per chi acquistava un veicolo più potente, quindi soggetto a un importo più elevato. Il governo lascia spazio a una possibile eccezione: alcune categorie di veicoli, ancora da definire, potranno essere pagate con cadenza quadrimestrale, anziché annuale. Resta da capire quali mezzi rientreranno in questa fascia e come verrà applicata la misura, dato che la scelta inciderà sulle abitudini di pagamento di migliaia di automobilisti.

Un’altra modifica rilevante riguarda i veicoli sottoposti a fermo amministrativo. Finora esentati dal pagamento, dal 2026 anche questi veicoli dovranno versare la tassa. La linea adottata dal governo è chiara: evitare elusioni e mantenere il gettito costante. E già questo cambia l’approccio per molti proprietari che, fino ad oggi, consideravano il fermo una sospensione completa degli oneri legati al veicolo.

Superbollo confermato e criteri invariati: cosa cambia davvero per i proprietari

La struttura della tassa resta salda nei suoi fondamentali. Il calcolo del bollo continua a basarsi su normativa Euro, potenza in kW e tariffe regionali. Nessuna variazione in vista per i parametri ambientali, né per la distribuzione territoriale delle tariffe. E soprattutto, viene confermato il superbollo, un tema che da anni alimenta discussioni, spostamenti di mercato e prese di posizione pubbliche.

L’addizionale resta applicata ai veicoli con potenza superiore a 185 kW, con un costo di 20 euro per ogni kW eccedente. Una cifra che, su alcune vetture, genera esborsi rilevanti e che, secondo molte associazioni del settore, incide negativamente sul mercato dell’auto sportiva e di fascia alta. Non a caso, l’idea di ridimensionarlo o di eliminarlo circola da tempo nei dibattiti politici.

Eppure, al netto delle dichiarazioni, il provvedimento resta in vigore. La ragione? Fonti governative indicano che la misura garantisce un gettito stabile, stimato intorno ai 200 milioni di euro annui, una cifra non enorme nel bilancio statale ma comunque significativa. Il mercato, dal canto suo, osserva con attenzione. Chi opera nella distribuzione di veicoli di alta potenza sostiene che la tassa penalizzi un segmento che, nei Paesi europei con minore pressione fiscale, risulta più dinamico. Gli automobilisti, dal loro canto, si muovono tra attese e scelte ponderate, consapevoli che, almeno per ora, il quadro normativo resta immobile.

Resta un dato evidente: le novità riguardano solo le vetture immatricolate dal 2026, mentre per le auto già in circolazione nulla cambia. Una distinzione precisa che evita sovrapposizioni e semplifica l’applicazione delle nuove regole. Chi ha acquistato un’auto nel 2025 o prima seguirà le scadenze tradizionali, senza modifiche operative.

Il dibattito, però, non si spegne. Il tema della tassazione auto, soprattutto in un momento di transizione tecnologica e di crescente attenzione verso veicoli ibridi ed elettrici, resta centrale. La permanenza del superbollo alimenta domande e aspettative. Sarà davvero questa l’ultima parola? Per ora non ci sono segnali contrari, e chi monitora il settore dovrà attendere ulteriori sviluppi, specie in vista delle scelte fiscali future legate alla mobilità.