Un supermercato di periferia, una madre che calcola il carrello e un turno di lavoro che incombe: è questa la scena che la nuova legge di bilancio sembra voler alleggerire con una serie di misure pensate per la famiglia e il lavoro.
La bozza della manovra introduce interventi che vanno dal potenziamento del congedo parentale al rifinanziamento di strumenti locali di sostegno, passando per modifiche fiscali rivolte ai dipendenti. Chi si occupa di bilanci domestici lo nota subito, chi lavora nelle risorse umane lo racconta: sono cambiamenti pensati per incidere sulla quotidianità delle persone.
Congedo parentale e bonus per le mamme: cosa cambia per le famiglie
La riforma conferma un rafforzamento del congedo parentale gestito dall’INPS, con un meccanismo che mira a rendere più flessibile la fruizione. Ogni genitore potrà utilizzare tre mesi retribuiti all’80% dello stipendio da destinare ai primi sei mesi di vita del bambino o in caso di adozione e affidamento; i mesi successivi restano pagati al 30% secondo le disposizioni già vigenti. La novità più significativa è l’estensione dell’età fino a 14 anni del figlio, anziché i 12 precedenti, una modifica che offre maggiore respiro a chi deve conciliare lavoro e cura dei figli.

Accanto a questo, il pacchetto per le madri lavoratrici viene ampliato: il bonus mamme sale da 40 a 60 euro al mese per chi ha almeno due figli e un ISEE fino a 40.000 euro, con riconoscimento fino ai 10 anni per il figlio più piccolo (se la mamma ha due figli) e fino ai 18 anni per chi ne ha tre o più. Si tratta di una misura che interessa lavoratrici dipendenti, autonome e libere professioniste, pensata per sostenere il doppio ruolo di lavoratrice e caregiver.
Un dettaglio che molti sottovalutano è la ricaduta organizzativa sulle aziende: la possibilità di gestire assenze fino ai 14 anni impone adattamenti nelle turnazioni e una diversa pianificazione delle risorse. In diverse province italiane, i servizi di assistenza all’infanzia e le scuole modificheranno le richieste di supporto per accompagnare questa estensione.
Carte sociali e buoni pasto: misure pratiche per la spesa e il lavoro quotidiano
La cosiddetta Carta “Dedicata a te” riceve un nuovo stanziamento: la bozza prevede un rifinanziamento di 500 milioni sia per il 2026 che per il 2027, con gestione affidata ai Comuni. Il dispositivo rimane destinato all’acquisto di beni alimentari e di prima necessità, e le condizioni di accesso dovrebbero restare sostanzialmente invariate rispetto alle regole attuali. I dettagli operativi e gli eventuali aggiornamenti verranno comunicati tramite i canali istituzionali competenti, tra cui l’INPS.
Sul fronte dei buoni pasto la proposta alza la soglia di esenzione fiscale per i buoni elettronici fino a 10 euro, rispetto agli 8 euro vigenti. A titolo di confronto, i buoni cartacei restano esenti fino a 4 euro; la revisione della soglia per quelli elettronici può tradursi in un beneficio annuo per i lavoratori che usufruiscono del servizio per l’intero anno lavorativo (circa 220 giorni di presenza), con un guadagno stimato tra i 440 e i 500 euro netti all’anno per chi è nella maggior parte dei casi interessato.
Un aspetto che sfugge a chi vive in città è come questo tipo di misura influenzi anche la logistica dei punti vendita locali: l’aumento della soglia per i buoni elettronici modifica i comportamenti di spesa e, in alcune aree, spinge alla digitalizzazione di negozi di vicinato che prima accettavano solo buoni cartacei.
Premi di produttività e pensioni: incentivi al lavoro e interventi previdenziali
La manovra introduce un incentivo fiscale sui sistemi di retribuzione legati ai risultati aziendali: la tassazione sui premi di produttività scende dall’5% all’1% e il tetto massimo annuale aumenta da 3.000 a 5.000 euro. Queste somme, collegate a parametri di produttività, qualità, efficienza o redditività, sono pensate per sostenere forme di retribuzione variabile e favorire il ricorso a strumenti salariali più legati ai risultati. Lo raccontano i consulenti del lavoro: il cambiamento può incentivare accordi aziendali e contrattazioni territoriali.
Sul fronte delle pensioni minime, la bozza prevede un aumento contenuto, nell’ordine di circa 20 euro al mese, accompagnato da un adeguamento dei requisiti in relazione all’aspettativa di vita. Non si tratta di un aumento generalizzato automatico, ma di un intervento graduale che potrà essere rimodulato nella fase parlamentare. Per molti pensionati con redditi molto bassi, quel piccolo incremento rappresenta comunque un sollievo sulla spesa quotidiana.
Un fenomeno che in molti notano è la rete di effetti a catena: modifiche ai premi e alle pensioni influenzano la contrattazione collettiva, la pianificazione del personale e le scelte di spesa delle famiglie in Italia. In aziende di piccole e medie dimensioni si valuta già l’impatto sulla liquidità e sugli strumenti di welfare aziendale, mentre nei centri urbani il cambiamento nei consumi può farsi sentire al banco dei negozi di quartiere.